Mafia, Sulmona: intervista a Teresa Nannarone sul Caso Ciaccio

Intervista all’Avvocatessa nonchè Consigliera del Comune di Sulmona (AQ) Teresa Nannarone. Da sempre di sinistra, femminista e contro le organizzazioni criminali. Già Assessora della Provincia dell’Aquila con Stefania Pezzopane Presidente. Oggi, la Consigliera sulmonese, si sta battendo per limitare le infiltrazioni mafiose in quel di Sulmona. Il Caso Ciaccio docet.

INTERVISTA ALLA NANNARONE SUL CASO CIACCIO

Consigliera Nannarone, potrebbe cortesemente illustrarci chi è Leonardo Ciaccio e il rapporto che lo lega alla città di Sulmona?

Leonardo Ciaccio è mafioso mai pentito né dissociato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Palermo per associazione per delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, omicidio volontario, soppressione di cadavere ed altro ancora.

E’ stato ritenuto esponente di assoluto spicco della mafia, inserito nel “gruppo di fuoco” alle dirette dipendenze di Matteo Messina Denaro, che lo ha sempre considerato uno dei suoi uomini di fiducia: responsabile della custodia e gestione delle armi del clan, conoscitore in via esclusiva del suo numero di cellulare in quanto unico intermediario tra lui e gli altri uomini d’onore.

Detenuto a Sulmona, il Tribunale del Riesame gli ha consesso la semilibertà grazie anche alla disponibilità della Diocesi che lo occupa nella Biblioteca diocesana all’interno del Polo museale civico diocesano Santa Chiara. Oggi quindi svolge attività di bibliotecario presso il Polo museale tutte le mattina, e questo dal mese di maggio.

Contro il provvedimento del Tribunale del Riesame si è opposta la Procura Generale ricorrendo in Cassazione. Tra i motivi addotti nel ricorso, da quel che si legge dalla stampa nazionale, le annotazioni della Direzione Nazionale Antimafia che non esclude l’attuale collegamento tra l’ergastolano con la criminalità’ organizzata e dunque la sua pericolosità’ sociale.

Consentire a Ciaccio il reinserimento nella società non è parte del garantismo dettato dalla Costituzione italiana?

Sa dirmi il nome di un mafioso mai pentito e mai dissociato reinserito nella società? No, perché non esiste. I pentiti come Giovanni Brusca, per citare colui che su ordine anche di Messina Denaro uccise Giovanni Falcone, Rocco Chinnici, e sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, oggi è collaboratore di giustizia, quindi in un programma di protezione. E nessuno sa, giustamente, dove.

Diversamente si resta mafiosi, perché il legame con l’organizzazione è INDISSOLUBILE. Ciò non vuol dire che Ciaccio non possa godere di misure alternative, tant’è che ad oggi ne gode, ma non credo a ciò che non esiste: il reinserimento senza pentimento, e quindi senza collaborare con la giustizia per estirpare il cancro della mafia evitando altri morti e sofferenze, è pura teoria.

Ed evidentemente non ci crede neppure la Procura Generale e la Direzione nazionale Antimafia. Ma non è questo il punto, e soprattutto il mio pensiero in proposito è irrilevante, il punto è politico: il “controllo sociale” cui tutti siamo chiamati per evitare l’ulteriore diffondersi della criminalità organizzata soprattutto se si recita un ruolo istituzionale.

Qual è il ruolo della politica in tutto questo?


Un territorio molto fragile come il nostro deve essere tutelato dal reale rischio delle infiltrazioni. Già in passato la Città ha ospitato personaggi del calibro di Mallardo, “l’ideatore” dell’alleanza di Secondigliano e poi Guerino Avignone, ‘ndranghestista pluriomicida mai pentito né dissociato introdursi fin dentro il Comune, così come ha visto Comuni limitrofi coinvolti nella mafia dei pascoli ad opera del boss Sebastiano Conti Mica, tutti detenuti a Sulmona.

Vogliamo che il nostro territorio diventi “terreno di coltura” per chi vuole continuare, nell’inconsapevolezza di quasi tutti, le attività criminali interrotte durante la detenzione?
Cioè quello che è già successo in tante regioni anche del nord ma anche in Provincia di Pescara? Vogliamo girarci dall’altra parte? Stare in silenzio e aspettare che la criminalità organizzata ci svuoti? Che continui a comprare attività, case, ecc.

Non crede che l’esposizione mediatica del “caso Ciaccio” possa mettere a repentaglio l’incolumità fisica del mafioso?

Mi preoccupa di più l’incolumità di chi dovesse trovarsi accidentalmente accanto a lui in caso di regolamento di conti: bambino, donna, uomo, persona anziana ad esempio. Persone innocenti.

In conclusione, il Comune di Sulmona quali azioni dovrebbe intraprendere, nell’immediato, sulla questione Ciaccio?

Il Comune di Sulmona dovrebbe capire nel più breve tempo possibile quali sono i soggetti firmatari di accordi, protocolli e convenzioni per misure alternative alla detenzione e chiederne la SOSPENSIONE anzi la RISOLUZIONE per quanto riguarda i reati associativi. A partire da Leonardo Ciaccio. Questo perché anche la volontà espressa dal Consiglio Comunale tutto è stata quella di prevenire i rischi delle infiltrazioni attraverso un motivato ed articolato ordine del giorno.

Inoltre, poiché il carcere non può né deve essere trasferito e anzi sta per essere ampliato, aumenterà la presenza già significativa dei familiari dei detenuti in Città. È giusto quindi che Sulmona e i comuni limitrofi vengano “esentati” dalla presenza di mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti mai pentiti né dissociati che potranno, ove consentito, scontare misure alternative alla detenzione e comunque premiali, in altre Città. La presenza sul territorio del carcere di Via Lamaccio con la più alta percentuale d’Italia di detenuti in circuiti di alta sicurezza è già un contributo ed un tributo alla giustizia, può bastare.

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