Mario Pizzola, classe 1946, laureato in Economia e Commercio e nel 1971 con altri sette giovani ha messo in piedi la prima obiezione di coscienza collettiva in Italia. Già segretario nazionale del Movimento Non-violento e consigliere provinciale e comunale dei Verdi. Leader del movimento No Snam e organizzatore di primo piano delle iniziativa nazionali per la pace.
Con Pizzola la storia è già qui
Il Libro La sporca pace, la mia obiezione di coscienza di Mario Pizzola sarà presentato oggi alle 17 e 30 all’Auditorium dell’Annunziata (approfondimento qui). Ripercorriamo le tappe che hanno permesso al pacifista nostrano di scrivere il Libro.
Mario Pizzola, ne la Motivazione di un’obiezione politica: lettera al comandante del distretto militare de L’Aquila, nel1971, scriveva “Il concetto che io ho di Patria non si ferma ai confini dello Stato in cui casualmente sono nato – l’Italia – ma si estende a tutta l’umanità. Sono con Hemingway quando dice che “nessun uomo è un’isola. Ogni morte di un uomo mi diminuisce, perché io faccio parte dell’umanità”.
Mario Pizzola nato 74 anni fa a Pratola Peligna (AQ), nel 1966 è membro attivo del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini. Nel 1967, con altri cittadini, dà vita al Gruppo di Azione Pacifista (GAP) di Sulmona. I convegni organizzati a Sulmona dal GAP sono partecipati da molti attivisti provenienti da tutta la Penisola italiana. In uno di questi convegni vi è anche la presenza di Pietro Pinna e Marco Pannella, i quali rappresentano le figure di massimo spessore dell’antimilitarismo italiano.
Pizzola, per la sua azione politica incentrata sull’antimilitarismo, è in più occasioni denunciato per svariati reati, ovvero: vilipendio alle forze armate, vilipendio di capo di Stato estero, istigazioni di militari a disobbedire, apologia di reato e via discorrendo.
Il pacifista peligno, subito dopo la laurea in Economia e Commercio, il 9 febbraio 1971, nella sede del Partito Radicale a Roma e insieme ad altri sei giovani attivisti del Movimento Nonviolento, tiene la conferenza stampa per comunicare la sua obiezione di coscienza collettiva al servizio militare. L’azione collettiva antimilitarista rappresenta una novità senza precedenti perché è, per la prima volta, posta in essere una obiezione di coscienza di gruppo. Per tale ragione è condannato a scontare 4 mesi di carcere militare a Peschiera del Garda.

L’obiezione di coscienza di Pizzola e dei suoi compagni, costata sofferenze fisiche e psicologiche all’interno del carcere, ha fatto sì che il 15 dicembre del 1972 il Legislatore italiano abbia emanato la legge 772/1972. Mario Pizzola nel suo “Diario dal carcere militare” sottolinea che “la legge del 1972 è molto distante dalle aspettative degli obiettori di coscienza […] e venne bollata subito come Legge Truffa perché più che accogliere le richieste degli obiettori sarebbe servita a disinnescare la bomba dell’obiezione e a razionalizzare il sistema militare“.
Per comprendere il contenuto discriminatorio della legge basti ricordare che l’obiettore era giudicato in un “processo” da una commissione che avrebbe dovuto verificare la sincerità delle ragioni esposte dagli obiettori.
Il 15 dicembre 2019 è stato pubblicato il Diario di Mario Pizzola “La mia obiezione di coscienza. Diario dal carcere militare”. Tale opera scandisce i giorni, 4 mesi per la precisione, trascorsi da Pizzola all’interno del carcere di Peschiera del Garda. La lettura del Diario è un’occasione di profonda e lucida riflessione. Non nascondiamo che nel Diario sono raccontati giorni duri, come i tanti tentati suicidi degli obiettori di coscienza stremati sia dall’ingiustizia della pena che dalle condizioni di vita incerte e insicure all’interno del carcere militare.
Il pacifista sulmonese ricorda quando nel carcere non fornivano la coperta con i materassi. Pizzola, quindi, si reclamava al Maresciallo le trapunte. Quest’ultimo senza mezzi termini rispondeva “non me cacà ‘o cazzo col regolamento e la Costituzione”. Per poi aggiungere: “Questa volta abbiamo fatto sinfonia, dalla prossima volta faremo sinfonia e massacro“.
Il sostegno di Ignazio Silone all’azione pacifista di Mario Pizzola
Ignazio Silone ha chiesto informazioni sul pacifismo di Mario Pizzola e co. all’avvocato del Gruppo di Azione pacifista Rocco Santacroce. L’Avvocato diede un giudizio positivo allo scrittore di Fontamara. Silone, non avendo più dubbi sulla buona fede della lotta pacifista, inviò un finanziamento di 80 mila lire per coprire le spese legali del Gruppo.
L’Avvocato Santacroce assisteva il Gruppo di Azione pacifista gratuitamente, quindi, con i soldi di Silone, gli obiettori ci acquistarono un ciclostile per rafforzare l’attività antimilitarista. Il primo volantino prodotto e distribuito con il ciclostile fu “1915-1918:una guerra non voluta dal popolo, 600.000 morti, una delle cause determinanti dell’avvento del fascismo“. Ad ogni evento degno di nota, il Gruppo ciclostilava volantini su volantini.

Tra Mario Pizzola e Ignazio Silone è stato anche un carteggio. In una di queste lettere, Silone scrive “se nelle difficoltà cui probabilmente andrai in contro, potessi in qualsiasi modo esserti utile, lo farò volentieri: perciò ti prego, direttamente o tramite qualche comune amico, di tenermi informato“. Insomma, l’importanza storica di Mario Pizzola è sotto gli occhi di tutti.
Il Comune di Sulmona dovrebbe omaggiare la Storia, ovvero Pizzola. Sul punto la Consigliera Teresa Nannarone ha proposto, all’Amministrazione Di Piero, di istituire un Premio sull’Acquedotto di Manfredi. La prima edizione del Premio molto probabilmente, sempre a detta della Nannarone, vedrebbe vincitore Pizzola per il suo impegno a favore della pace.
Oggi più che mai la nostra società ha bisogno di esempi come Pizzola. La pace nel mondo non ha un futuro roseo, basti vedere la situazione palestinese e quella ucraina. Ben vengano le proposte che vadano a sensibilizzare la collettività sull’importanza della pace e della non violenza.