Il Comune di Sulmona (AQ) ha negato l’accesso civico generalizzato, che era stato richiesto da Mario Pizzola dei Comitati cittadini per l’ambiente, finalizzato ad acquisire i documenti riguardanti la vicenda ambigua della villa privata in costruzione a Sulmona in via Tratturo. La struttura è finanziata con fondi pubblici, in quanto accede ai benefici del 110 per cento, ed è situata in un’area che è classificata come “parco urbano e territoriale”.
L’ambiguità della casa privata in area a parco urbano
L’edificio di via Tratturo è costruito su un’area che il piano regolatore della città di Sulmona classifica come “parco urbano e territoriale”. La norma del Piano Regolatore stabilisce che ”in tali zone gli interventi, di esclusivo carattere pubblico, hanno come fine la assoluta salvaguardia e la valorizzazione ambientale, ecologica, naturalistica del patrimonio esistente”.
La costruzione è a poca distanza dalla chiesa di Santa Maria di Roncisvalle, sull’antica strada romana denominata Numicia, lungo il tracciato del tratturo Celano-Foggia. Inoltre, è vicina al fiume Gizio sul quale, nei pressi, si affaccia l’antica cartiera dell’Annunziata.
Il progetto prevede la demolizione, ricostruzione, ampliamento e cambio di destinazione d’uso di una precedente costruzione. L’edificio residenziale, per di più, è realizzato con accesso agli incentivi statali previsti dal superbonus del 110 per cento.
I Comitati hanno chiesto, attraverso un esposto, alla Procura della Repubblica di Sulmona di accertare se la realizzazione dell’edificio residenziale sia compatibile con la destinazione dell’area a parco urbano e territoriale. La destinazione urbanistica di tale area implica un vincolo funzionale alla salvaguardia dell’interesse pubblico generale. Non si spiega, pertanto, come possa conciliarsi l’esistenza di una rilevante costruzione privata con la finalità pubblica dell’area.
Sempre i Comitati guidati da Pizzola, chiedono se sia legittima l’applicazione degli incentivi di cui alla legge 17 luglio 2020 (superbonus 110 per cento). E ancora, se non sia stata effettuata nessuna manomissione del fiume Gizio, delle sue sponde e del suo ecosistema; e se la costruzione sia compatibile con la presenza, a poca distanza, dell’antica chiesa di Santa Maria di Roncisvalle che, unitamente alla vicina antica fontana, costituisce un “unicum” storico- monumentale, tutelato dallo Stato.
Per concludere, gli ambientalisti sollecitano le istituzioni ad accertare se l’area in oggetto non sia classificata di uso civico, essendo contigua all’antico tratturo Celano-Foggia.
I Comitati chiamano in causa la Procura affinché adotti ogni provvedimento del caso e, nello specifico, il sequestro del cantiere.
Illegittimo diniego di accesso agli atti
I Comitati hanno indirizzato una prima missiva al Comune di Sulmona per stigmatizzare la costruzione della casa privata. Dalla risposta del settore urbanistico del Comune emerge che l’autorizzazione a costruire sarebbe stata rilasciata “a seguito di disposizioni normative speciali che derogano alla legislazione ordinaria”. Quindi in deroga a quanto stabilito dal Piano Regolatore. Il problema è che il Comune non dice quali sono queste “normative speciali”.
Pizzola, di risposta, il 25 agosto 2023 scrive un’ulteriore lettera per chiedere al Comune ovidiano quali siano “le disposizioni normativa speciali” sulla base delle quali sono state rilasciate le autorizzazioni a costruire in deroga alla legge ordinaria. Ma, malauguratamente, non riceve nessuna risposta.
Il 13 settembre 2023 i Comitati, sempre attraverso il portavoce Mario Pizzola, presentano un accesso civico generalizzato all’Ente avente ad oggetto “gli atti relativi alla baracca preesistente e al successivo condono, nonché quelli prodotti dal comune di Sulmona, o comunque in possesso del Comune, che chiariscano a quale uso era adibita la suddetta baracca e che hanno consentito la successiva trasformazione della stessa baracca in edificio residenziale”.
Come si evince dal testo dell’Attivista, l’accesso civico generalizzato non è generico, poiché riguarda una specifica costruzione privata. Bensì, consente l’individuazione del dato, del documento o dell’informazione. Ancora, la normativa sulla trasparenza è finalizzata a tutelare i diritti dei cittadini, a promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e a favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
Detto ciò, Pizzola è rimasto negativamente sorpreso quando il Comune gli ha comunicato l’esclusione dell’accesso civico generalizzando. L’inammissibilità della richiesta, secondo gli uffici sulmonesi, è motivata dall’art. 4 del Regolamento sugli accessi agli atti e documenti amministrativi che recita “Non sono ammesse richieste relative ad intere categorie di documenti che comportino lo svolgimento di attività di indagine e di ricerca da parte degli uffici comunali”.
Il diniego è fuori dalle logiche normative della trasparenza, come si evince dalle Linee guida A.N.A.C. Il paragrafo 5 di tali Linee sostiene “L’amministrazione è tenuta a consentire l’accesso civico generalizzato anche quando riguarda un numero cospicuo di documenti ed informazioni”.
Pertanto, i Comitati hanno tutto il diritto di accedere ai documenti da loro richiesti. Inoltra, la Circolare FOIA 1/2019 dispone che per quanto riguarda “Regolamenti interni e limiti al diritto di accesso generalizzato (…) deve ritenersi che un generale riferimento a regolamenti che prevedano categorie di documenti sottratte all’accesso – considerando che le categorie di documenti ivi indicate devono essere interpretate in senso restrittivo – potrebbe non essere sufficiente a respingere un’istanza di accesso generalizzato.” (approfondimento al link https://foia.gov.it/normativa/circolare-foia-n1/2019).
Lo strumento del Riesame e l’auspicato intervento del Sindaco Di Piero
Al momento, gli ambientalisti sulmonesi hanno deciso di ripresentare nuovamente l’accesso civico respinto dal Comune. La speranza è il ravvedimento degli uffici, vista anche la risonanza mediatica del comunicato dei Comitati sul denegato accesso agli atti.
In aggiunta a questo, essendoci tutti i presupposti legislativi, uno strumento utile è il Riesame al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza del Comune di Sulmona. Il Responsabile entro 20 giorni dalla presentazione del riesame ha l’obbligo di rilascio di dati, documenti e informazioni sull’accesso civico generalizzato.
Altra soluzione possibile è l’intervento del Sindaco Gianfranco Di Piero, considerato che la richiesta di accesso agli atti, oltre che al dirigente del settore urbanistico del Comune, era indirizzata per conoscenza anche al sindaco, al vice sindaco, all’assessora all’ambiente e alla segretaria comunale. La risposta di diniego, firmata dal dirigente e dalla responsabile del procedimento, è stata portata anch’essa a conoscenza del sindaco e degli altri rappresentanti dell’ Amministrazione comunale (ma non della segretaria).
La Giunta comunale potrebbe recarsi negli uffici comunali e sostenere l’accesso civico generalizzato dei Comitati. Le norme giuridiche sulla trasparenza sono inequivocabilmente a favore della richiesta avanzata dagli ambientalisti. Per “vincere” l’accesso agli atti, manca unicamente l’azione politica pungolatoria dell’Amministrazione nei confronti degli apparati amministrativi.
L’Amministrazione guidata da Di Piero si attivi per il rilascio dei documenti e per trasformare, finalmente, il Comune in una Casa di vetro. Tuttavia, i dubbi su questa brutta storia sono tanti. Difatti, Mario Pizzola si pone e ci pone una domanda: “In fondo in questa storia il Comune non ha niente da nascondere. O no?”.
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